sabato 7 dicembre 2013

LA RISPOSTA DELLA COMUNITA' SCIENTIFICA INTERNAZIONALE pt.2

L'AMMONIMENTO DELLA RIVISTA "NATURE"

La sperimentazione del metodo Stamina dovrebbe essere bloccata: lo sostiene un editoriale della rivista scientifica internazionale Nature, nel quale si rileva che "le autorità italiane non dovrebbero andare avanti nel sostenere test clinici di una terapia cellulare non provata e che non ha solide basi scientifiche".

L'editoriale di Nature rivela che la scorsa settimana la stessa rivista aveva presentato i dati secondo i quali la controversa terapia della Fondazione Stamina si basa su dati errati.

 
''Nella letteratura scientifica - prosegue l'editoriale di Nature - non esiste nessuna evidenza convincente del fatto che le cellule staminali che si trovano nel midollo osseo, che possono generare ossa, grasso e cartilagine, possano essere forzate a produrre cellule nervose o altri tipi di cellule". La possibilità di questa trasformazione, rileva Nature, è invece rivendicata dal presidente della Fondazione Stamina, Davide Vannoni, come "la base della sua cura".


Nature osserva quindi che "una vicenda così poco verosimile come quella di Stamina dovrebbe spingere il governo italiano ad essere estremamente cauto". Anche perchè, prosegue, "Vannoni dichiara di somministrare cure che preferisce condurre senza la supervisione di parti indipendenti. Non ha fornito dettagli circa il suo protocollo alle autorità sanitarie sebbene il suo trattamento sia invasivo in quanto implica il prelievo di midollo osseo dai pazienti, la manipolazione delle cellule in vitro e iniettandole nel paziente dal quale le cellule erano state prelevate".


Nature rileva inoltre che Vannoni "insiste nel sostenere che la sua terapia possa essere preparata solo da persone di sua fiducia, senza utilizzare le norme di buona fabbricazione". La rivista osserva infine che "Vannoni non è un medico qualificato, ma un insegnante di Psicologia nell'università di Udine" e che "ignora l'unico test reale della sua terapia fatto finora", quello condotto nell'ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste, sospeso in seguito alla morte di due bambini trattati su cinque.

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